Le sigle dei cartoni animati più pazze di sempre! - parte prima
Avete presente quel tipo di sigle che, quando le sentite per la prima volta, la domanda spontanea che fate a voi stessi è: “Che cavolo sto ascoltando?”.
Ecco, oggi vorrei parlare proprio di quelle sigle lì, che io definisco “pazze”, e lo ritengo un termine molto appropriato, ovviamente nel connotato più positivo possibile. Perché sì, io adoro questo tipo di sigle, perché particolari e uniche, azzardo geniali persino, e un po’ di follia sale anche a me nel cantarle!
Spesso questo tipo di sigle rispecchiano quello che è lo stile del cartone animato, altrettanto folle, per questo motivo mi sarà impossibile, tal volta, non riassumere la trama. Questa è solamente la “parte prima”, perché di sigle pazze ce ne sono davvero tante, una più bella dell’altra, prossimamente arriverà il seguito.
Calimero – Ma quanto può essere adorabile un pulcino nero dai grossi occhi azzurri? Almeno quanto quei “Co-co-co” ripetuti un’infinità di volte nella sigla, fino a farvi impappinare totalmente, tanto che, se in quel momento qualcuno vi ponesse una qualsiasi domanda, verrebbe spontaneo e automatico rispondere con “co-co-co-co!”. Insomma, un trip a cui non ci si può opporre.
Bia e la sfida della magia – Il testo di questa sigla non è nulla di eccezionalmente eccentrico, se non fosse per QUEL scioglilingua, lo scioglilingua per eccellenza nel mondo delle sigle! Specie quella “F” che fa dannare le lingue di molti, e io ne so qualcosa.
Fleek stravaganza – Ragazzi, questa per me è la sigla FOLLE per eccellenza, che merita di stare in cima a una qualunque top, d’altronde lo dice anche il titolo che è “stravagante”. È poco conosciuta, perché poco conosciuto è il cartone, ma andate assolutamente a sentirla e ditemi che non ho ragione. Non c’è una sola frase di questa sigla che non sia totalmente sopra alle righe, a partire da quel “D’altronde sono bello che ci posso fare” fino ad arrivare a “Ho già la panza, mi sta d’incanto… e poi piace proprio tanto a una micia che è uno schianto!”. Cantata interamente da Pietro Ubaldi. Non c’è nient’altro da dire, se non… MIAO!
Conte Dacula – Probabilmente la “R” di Dracula è andata persa insieme “coraggio” del protagonista, dato che al Conte Dacula manca completamente! Lui è infatti, in questo cartone, un papero vampiro ultracentenario vegetariano e fifone, che vorrebbe semplicemente stare tranquillo, viaggiare verso mete soleggiate, ed esser amico di tutti, e invece la sua fama lo precede e ciò renderà complicata la sua esistenza. Persino la sigla ci tiene a chiarire le sue “stranezze”. “Che urla che rumori, ma che cosa sarà? Oh mamma che paura! Paura…”
Il mago pancione – Geni della lampada pronti a esaudire i desideri, e no, non ci troviamo dentro al film di Aladdin. Il genio di questa “lampada”, più precisamente vaso, viene “evocato” grazie ai starnuti. Ogni qual volta che qualcuno starnutisce, il genio esce dal vaso e ha l’obbligo di esaudire il desiderio di chi ha starnutito, ma il vero problema è che ci troviamo dinnanzi a un genio goffo, quindi potete immaginare che non riesca propriamente a realizzare i desideri come dovrebbe, ma combina molti pasticci. La sigla è, senza andare alla ricerca di alcun termine professionale superfluo, semplicemente adorabile, e ci fa “starnutire” diverse volte nel cantarla. “Cambia un cavallo in un coccodrillo, Etci…” “Tocca un materasso e diventa un sasso, Etci”.
Marsupilami – “UBA UBA! BABA UBA!” Questa sigla è piacevolmente “condita” da questi, e anche altri, versetti adorabili, ripetuti lungo tutto il corso della canzone, come sottofondo alla voce. Versi molto “scimmieschi”, d’altronde il protagonista è un incrocio tra una scimmia e un cane. Una sigla che rievoca la bellezza della natura e di tutte le sue specie, in maniera buffa ma efficace. Ma non è una sigla solamente “goliardica”, offre anche dei spunti interessanti: “Marsupilami, che negli umani non vede mai un padrone”, quindi un mix perfetto! E anche noi a ripetere quei “uba uba” un po’ ci sentiamo simili ai nostri predecessori, no?
Tex Avery Show – Questa è un’altra delle sigle “folli per eccellenza” a cui è impossibile resistere. La sigla, proprio come il cartone, ci narra le vicissitudini dei numerosi personaggi presenti in quest’opera, personaggi bizzarri e con qualche rotella fuori posto! “C’è chi corre qua, chi sta fermo la, nel fantastico Tex Avery show!” Una riccona tormentata da un moscone che non la lascia in pace, un cane che si crede un grande eroe ma in realtà a salvarlo dai guai è il suo gattino assistente, una volpe affamata che cerca di acciuffare un gallo cicciotello, che sicuramente la sazierebbe per un bel po’. I presupposti per un po’ di sana follia ci sono tutti, non resta che ascoltavi – o riascoltarvi – questa meravigliosa canzone. (“C'è chi brancola, e chi ruzzola, nel fantastico Tex Avery Show.”)
Carletto il principe dei mostri – Anche questa sigla (parlo della prima sigla, quella iniziale, cantata da “I mostriciattoli”) non ha nulla da rimproverarsi in quanto a pazzia! Difatti la sigla non è alto che “un dialogo” fra tre dei MOSTRI più svitat… ehm, temuti: Frankenstein, Dracula e l’Uomo lupo. No, non fanno alcuna paura, anzi, suscitano persino tenerezza perché sono più umani loro di tanti altri. Sono sicura che tutti di voi avrete almeno una volta nella vostra vita tentato di riprodurre la famosa ricetta del “topi, ranocchi e ragni coi bignè”, vero? Devo confessare di esserne rimasta deliziata! (“F: Sono il mostro Frankestein; D: io sono il Conte Conte Dracula ulalà; L: io sono l'Uomo Lupo famelico…”)
Maledetti scarafaggi – “Scarafaggi SCA SCA Scarafaggi SCA SCA Gnegnegnegnegnegne!” Devo aggiungere altro? Anche questa merita di stare qui di diritto, sin dalla sua prima nota. Sigla frenetica e scoppiettante, che vi farà mancare il fiato nel cantarla perché corre velocissima, specialmente nelle sue strofe. Come rendere “quasi” simpatici degli esserini “disgustosi” (per molti di noi) come gli scarafaggi? Dico quasi perché, se poi ne vedo uno nella realtà, la mia reazione rimane la solita: un urlo assordante e la fuga a gambe levate! Meglio che rimangano su schermo a tormentare il povero Oggy.
E si conclude qui la parte prima di questo percorso alla scoperta delle sigle più pazzerelle, come potete vedere ognuna di loro ha qualcosa di “particolare” che la distingue dalle restanti. Ci rileggiamo presto con la seconda parte!